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Il rischio cardiovascolare |
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Ressa: Oggi dobbiamo affrontare qualcosa che per noi MMG è come il pane quotidiano: le malattie cardiovascolari costituiscono infatti, nel mondo occidentale, la principale causa di morte dopo i 60-65 anni. Sono quindi un problema di enorme rilevanza epidemiologica.
Rossi: Oltre a questo c'è da dire che in quest'ultima decade sono stati elaborati due concetti sostanzialmente nuovi: 1. Il rischio cardiovascolare di un determinato soggetto non è tanto o solo funzione di un parametro (come per esempio la pressione arteriosa o la colesterolemia) ma deriva dalla interazione e dal sommarsi di vari fattori. In altre parole è la coesistenza e il gioco tra i vari fattori che conferisce a quel soggetto un rischio cardiovascolare più o meno elevato. 2. Questo rischio globale è calcolabile: da specialista che curava le malattie il medico si è quindi trasformato in una sorta di "indovino" con la sfera di cristallo che cerca di prevedere il futuro.
Ressa: E’, allo stesso tempo, la rivincita del paziente che da numero statistico è tornato finalmente persona. Su quali basi teoriche poggia questo modello previsionale?
Rossi: La previsione del rischio è stata resa possibile da grossi studi di tipo epidemiologico effettuati nei decenni passati (il più famoso è lo studio di Framingham) che hanno permesso di stabilire quali sono le caratteristiche che più condizionano la possibilità di andare incontro ad un evento cardiovascolare nel futuro. Grazie a questi studi sono stati estrapolati dei modelli che permettono di calcolare, su base statistica, il rischio futuro (per esempio a 10 anni) di un dato soggetto con quelle caratteristiche (età, sesso, valori di pressione e di colesterolo, glicemia, ecc.)
Ressa: Vuoi ribadire quali sono i fattori di rischio da prendere in considerazione?
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