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Il rischio cardiovascolare |
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Rossi: I fattori di rischio sono troppo noti per dover essere commentati, in sintesi: ·età ·sesso ·familiarità per malattie cardiovascolari ·BMI (peso diviso il quadrato dell'altezza espresso in metri) ·fumo ·pressione ·diabete ·ipercolesterolemia ·ipertrofia ventricolare sinistra ·tipo di alimentazione ·sedentarietà Raccogliendo tutte queste variabili è stato possibile costruire delle carte del rischio o dei software (facilmente reperibili in Internet) che permettono di esprimere il rischio proiettandolo a 5-10 anni. Così si potrà dire, di un paziente, che il suo rischio di eventi cardiovascolari a 10 anni è del 5%, del 10%, ecc. Sono stati scoperti anche altri fattori (proteina C reattiva, fibrinogeno, omocisteina, ecc.) ma per ora il loro uso nella pratica clinica non è ben chiaro.
Ressa: E i fattori psico-sociali?
Rossi: Non se ne parla quasi mai perché ovviamente sono quelli meno modificabili. In realtà ci sono numerose evidenze che tali fattori sono associati ad un incremento del rischio cardiovascolare. Ti cito per esempio il recente studio INTERHEART, uno studio caso controllo che ha evidenziato uno stretto legame tra stress psicosociale e aumentato rischio di infarto [37]. Oppure potrei parlarti della cosi-detta cardiomiopatia da stress dimostrata con studio ecocardiografico in cui un evento stressante particolarmente intenso provoca, probabilmente a causa di una esagerata stimolazione simpatica, una vera e propria disfunzione ventricolare sinistra con riduzione della frazione di eiezione [38]. Ci sono degli autori che sostengono che i fattori psicosociali (inclusi depressione, isolamento sociale, cattivo stato socio-economico, stress familiari e lavorativi) hanno un'importanza paragonabile a quella dei fattori di rischio tradizionali [39].
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