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Il rischio cardiovascolare
Inserito il 13 febbraio 2006 alle 19:47:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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Rossi:
Ci sono essenzialmente tre strategie:
·usare la dose sperimentata negli studi clinici
·usare la dose necessaria per portare il colesterolo LDL al di sotto del livello consigliato dalla linee guida per quel dato paziente
·usare la dose necessaria per arrivare ad un riduzione della colesterolemia del 25-30%, cioè la riduzione media ottenuta negli studi sperimentali.
Quale di queste tre opzioni sia preferibile è ancora da determinare, ognuna ha i suoi pro e i suoi contro.
Recentemente sono stati pubblicati alcuni studi che suggeriscono una maggior efficacia delle statine ad alto dosaggio rispetto ai dosaggi usuali nei pazienti ad elevato rischio.
Si tratta però di studi effettuati su pazienti con sindrome coronarica acuta [16] oppure con evidenza coronarografica di ostruzione vascolare [17], quindi non è noto se gli stessi risultati siano applicabili a pazienti diversi e a rischio minore.
Nello studio TNT [36], in cui sono stati paragonati dosi standard e dosi elevate di una stessa statina in pazienti affetti da coronaropatia stabile ha dimostrato una riduzione degli eventi cardiovascolari ma non della mortalità totale; anzi nel gruppo trattato con dosi elevate ad una riduzione dei decessi cardiovascolari faceva da controcampo un aumento dei decessi da cause non cardiovascolari.
Nello studio IDEAL [46] una statina ad alto dosaggio è stata paragonata ad una statina a dosi standard in pazienti con pregresso infarto: l’end-point primario (un evento coronario maggiore) non è stato statisticamente diverso tra i due gruppi, anche se non è possibile escludere alcuni benefici cardiovascolari che prò dovrebbero essere confermati da RCT appositamente disegnati.
Insomma, abbiamo bisogno di ulteriori studi prima di passare nella pratica a dosaggi elevati di statine. Le recenti linee guida americane consigliano, per coloro che sono a rischio molto elevato, un target di LDL attorno a 70 mg/dL, target raggiungibile solo con una terapia ipocolesterolemizzante aggressiva, di cui però non si conosce ancora la sicurezza nel lungo periodo.
 
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