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Cardiopatia ischemica |
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pag 20
Ressa: In genere io faccio una valutazione "ad occhio" senza ricorrere a metodologie complicate, basandomi sui risultati di alcuni accertamenti come l'ECG a riposo e da sforzo, l'ecocardiogramma, alcuni dati clinici (fumo, diabete, obesità, ipercolesteromia, pressione).
Rossi: Anch'io mi comporto così. La frequenza del follow-up periodico, poi, deve essere modulata sulla base di questa valutazione, resa possibile dall'esame clinico e dagli accertamenti appena ricordati. Orientativamente si può dire che nel primo anno dopo una SCA si può eseguire un controllo cardiologico e strumentale ogni 3-4 mesi. Poi la periodicità va decisa sulla base delle condizioni cliniche. Per esempio si può prevedere un ECG ed una visita cardiologica ogni 8-12 mesi, un ECG da sforzo ed un'eco ogni 24 mesi (o più frequentemente se vi sono condizioni che ne consigliano un’esecuzione più ravvicinata). Non esistono comunque regole universalmente valide e il follow-up va deciso di volta in volta con il paziente (succede spesso che un paziente che si sente bene desideri diradare i controlli ma anche che li desideri fare più frequentemente per rassicurasi), anche in accordo con il consulente cardiologo. Consiglierei una certa rigidità con i pazienti più a rischio.
Ressa: Se il paziente già colpito da un infarto sta clinicamente bene e ha questi esami stabili nel tempo è indicata comunque una coronarografia diagnostica? E’ una domanda che alcuni pazienti fanno da quando è disponibile l’accesso radiale che è molto meno traumatico.
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