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Cardiopatia ischemica |
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pag 21
Rossi: Dipende da vari fattori, come dirò a proposito delle indicazioni alla coronarografia. Se il paziente ex-infartuato è asintomatico ma ha episodi di ischemia silente all'Holter oppure una disfunzione ventricolare sinistra all'eco penso che la coronarografia sia indicata. Bisogna considerare anche l'età, nel senso che in un giovane infartuato si può prevedere la coronarografia (e l'angioplastica) anche in assenza di indicazioni "strette" mentre in un anziano la prospettiva può essere diversa.
Ressa: Parliamo degli interventi di rivascolarizzazione.
Rossi: Il by-pass e l'angioplastica con posizionamento di stent sono diventati in questi ultimi anni sempre più frequenti e attualmente vengono attuati anche in fase acuta. Si sta sempre più affermando, infatti, la tendenza ad avviare ad interventi invasivi precoci i pazienti ricoverati per IM o angina instabile, preferendoli alla trombolisi. Le procedure invasive vanno prese in considerazione anche in pazienti affetti da cardiopatia ischemica (post-infartuati e non) in trattamento medico. Le due indicazioni sono la mancata risposta alla terapia medica ottimale e il paziente a rischio elevato. Le tecniche invasive probabilmente sono meno utili nei pazienti a rischio basso, ma l'argomento è ancora oggetto di discussione. Per dire mentre l’angioplastica ha dimostrato di portare a benefici clinici nell’angina instabile, il suo ruolo nell’angina stabile rimane controverso: essa riduce di più i sintomi ma è incerto se sia superiore alla terapia medica per quanto riguarda end-point hard come i decessi, l’infarto o la necessità di interventi di rivascolarizzazione [40, 52, 57]. Al contrario il by-pass ha dimostrato di ridurre la mortalità nei pazienti con malattia di tre vasi e probabilmente anche di due vasi [42].
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