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Cardiopatia ischemica |
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pag 22
Ressa: A me cominciano ad arrivare anche pazienti che chiedono una “sturatina” ogni tanto (“visto che è così semplice!”) e continuano imperterriti a fumare, a non muoversi e a mangiare smodatamente “tanto c’è l’angioplastica!”
Rossi: Non vi è accordo unanime, soprattutto nell’angina stabile, se le angioplastiche siano sempre superiori alla terapia medica ottimale e l'argomento, come ho detto, è ancora oggetto di studi a lungo termine. Un piccolo studio randomizzato ha addirittura dimostrato che nella coronaropatia stabile l'attività fisica è più utile dell'angioplastica con posizionamento di stent. Sicuramente la rivascolarizazione va consigliata se la terapia medica non controlla i sintomi oppure in casi a rischio elevato. Secondo alcuni sarebbe meglio prima di tutto migliorare il trattamento medico dei pazienti stabili prima di inviarli ad interventi dai benefici ancora discussi [41].
Ressa: Propedeutica alle procedure invasive è la coronarografia…
Rossi: … le cui indicazioni sono in evoluzione. Le principali sono riassunte sotto e in pratica, semplificando, possiamo dire che corrispondono a quelle della chirurgia e dell'angioplastica: 1. paziente non controllato da terapia medica "ottimale" 2. pazienti a rischio (disfunzione ventricolare sinistra o segni di scompenso cardiaco, aritmie ventricolari importanti e frequenti, sottoslivellamento del tratto ST al test da sforzo, episodi di ischemia silente all'Holter) La coronarografia è un esame invasivo e come tale presenta dei pericoli, seppur bassi (la mortalità è inferiore all'1 per 1000 esami).
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