Rossi: La prognosi varia secondo la gravità: la mortalità si aggira sul 10-20% ad un anno per i pazienti in classe NYHA II-III mentre sale al 40% per la classe IV. Secondo un rapporto dell'ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) la mortalità ad un anno è di circa il 25% per i pazienti in classe III e del 37% per quelli in classe IV [1]. Si conoscono anche altri fattori che possono indirizzare il medico nel formulare una prognosi a distanza: la presenza di diabete o di insufficienza renale, l'età avanzata, una bassa frazione di eiezione, iposodiemia, ipotensione ed una ridotta qualità di vita sono tutti fattori associati ad una prognosi peggiore. Recenti studi suggeriscono che il dosaggio del B-type BNP, oltre che usato a scopo diagnostico, può essere utile nello stimare la prognosi ed è un predittore migliore di quelli tradizionali finora individuati. Il BNP risulterebbe utile a fini prognostici anche nei soggetti con scompenso cardiaco asintomatico che possono venir diagnosticati solo con l'ecocadiogramma [30].
Ressa: La classificazione NYHA ormai la conoscono anche i sassi, comunque vuoi parlarcene?
Rossi. La classificazione della New York Heart Association (NYHA) prevede quattro classi. Questa classificazione è utile per stratificare la prognosi del malato ma va tenuto conto che non è sempre facile distinguere tra una classe II e una classe III perché il paziente potrebbe aver ridotto la propria autonomia fisica in modo inconsapevole e quindi affermare di provare sintomi come affaticabilità o dispnea per attività intense che in realtà intense non sono.
Ressa: Vuoi riassumerla?
Rossi:: Classe I - pazienti con cardiopatie organiche ma asintomatici Classe II - pazienti con cardiopatie organiche in cui l'attività fisica abituale provoca sintomi Classe III - pazienti con cardiopatie organiche e sintomi causati da attività leggere Classe IV - pazienti con cardiopatie organiche e sintomi anche a riposo