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Scompenso cardiaco |
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Ressa: Mi sbaglio o c'è anche una classificazione alternativa più recente?
Rossi: Si. Nel 2001 l'American Heart Association e l'American College of Cardiology [2] hanno proposto una classificazione che prevede uno stadio A (pazienti senza sintomi e senza alterazioni cardiache ma a rischio di scompenso (ipertensione, cardiopatia ischemica, diabete, storia di abuso etilico o uso di farmaci cardiotossici), uno stadio B (pazienti senza sintomi ma con alterazioni cardiache (infarto miocardico, valulopatie, ipertrofia ventricolare sinistra, dilatazione o ipocontrattilità del ventricolo sinistro, disfunzione ventricolare sinistra, vale a dire una frazione di eiezione inferiore al 40%), uno stadio C (pazienti con cardiopatia e sintomi oppure senza sintomi ma che in passato hanno avuto dei sintomi di scompenso (in questo caso anche se i pazienti sono divenuti asintomatici non è possibile il ritorno allo stadio B) e per finire uno stadio D (pazienti con sintomi persistenti a riposo, che necessitano di ricoveri e terapie infusive o in attesa di trapianto cardiaco).
Ressa: Mi pare ci siano alcune differenze.
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