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Tromboembolismo venoso |
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Rossi: Consideriamo che durante la gravidanza vi è una fisiologica diminuzione della proteina S per cui il dato va ricontrollato a distanza dal parto. Un problema aperto sono i pazienti che durante la terapia con warfarin manifestano un'emorragia. In questi casi bisogna valutare il rischio embolico con il pericolo emorragico. In alcuni casi si può ricorre all'EBPM che probabilmente ha un rischio di sanguinamenti inferiore rispetto al warfarin. La paziente con EP dopo intervento di meniscectomia di cui riferivo all'inizio, dopo 10-12 giorni di warfarin, manifestò una nuova emorragia retinica; d'altra parte il rischio di sospendere il trattamento antitrombotico era troppo elevato. Si è quindi scelto di somministrare una EBPM a dosi terapeutiche e il trattamento dovrà durare 6 mesi (tenendo presente che dopo il 4° mese di terapia eparinica vi è rischio di osteoporosi).
Ressa: Parlaci, per favore, della profilassi.
Rossi: Si attua in tutte quelle situazioni in cui vi è un aumentato rischio di TEV: interventi chirurgici ortopedici, addominali o ginecologici, traumi, allettamento prolungato per cause mediche (scompenso cardiaco, stroke, neoplasie, ustioni, sepsi, ecc.). La profilassi si effettua con EBPM a dosi profilattiche.In ogni caso la durata non è codificata: dopo interventi di ortopedia maggiore si usa trattare in genere per 30-40 giorni o comunque fino alla deambulazione, dopo interventi di chirurgia addominale o ginecologica la profilassi viene di solito protratta fino alla mobilizzazione del paziente. Ricordo che durante la somministrazione di EBPM è necessario controllare periodicamente l'emocromo per una possibile, anche se rara, piastrinopenia.
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