Rossi: Il primo quadro è un incremento della frequenza cardiaca > = 30 bpm oppure la comparsa di tachicardia >= 120 bpm (quadro che viene definito POTS = postural orthostatic tachicardia syndrome). La seconda risposta patologica è la comparsa di ipotensione ortostatica (riduzione della PAS di almeno 20 mm Hg e della PAD di almeno 10 mm Hg). La terza possibilità è quella di una improvvisa e sintomatica caduta della pressione dopo 10 minuti o più con associata spesso marcata bradicardia. In questi casi si parla di sincope neurocardiogena. Il quarto quadro è dato da una caduta continua immediata della pressione sistolica e diastolica senza incremento della frequenza cardiaca (in questo caso si parla di disautonia, frequente nei diabetici e nei disturbi extrapiramidali). Da ricordare poi i casi di reazioni psicologiche in cui il paziente lamenta sintomi ma non ci sono variazioni di rilievo nei parametri vitali.
Ressa: Quando va richiesto il tilt test?
Rossi: Può essere di aiuto nei soggetti con sincope o lipotimie recidivanti in cui la storia, l’esame clinico e gli accertamenti strumentali non riescono a mettere in evidenza alcuna causa. Nel caso di pattern disautonomico bisogna ricercare la causa (per esempio diabete o malattie extrapiramidali). Nel caso di POTS o di sincope neurocardiogena possono essere di aiuto i beta-bloccanti. Nel caso di ipotensione posturale ovviamente vanno messi in atto tutti quegli accorgimenti necessari a ridurne l’entità (attenzione ai farmaci non necessari, riduzione dei diuretici, ecc.)