Ressa: A questo proposito ricordo che è importante sempre verificare, in corso di terapia antipertensiva, i valori della pressione arteriosa col paziente in posizione ortostatica oltre che clinostatica. Qualche volta ci sono dei cali molto importanti di cui è bene tener conto se non si vuole incorrere nella nota “sindrome da cabina telefonica” nella quale il paziente cade a terra e per la impossibilità logistica di sdraiarsi può subire danni cerebrali ischemici. Da ricordare poi l’ipotensione ortostatica idiopatica.
Rossi: Si tratta di una condizione spesso associata a ipotensione grave al passaggio dal clino all’ortostatismo. La causa non è ben compresa però si è osservato che in questi soggetti le terminazioni nervose hanno una deficienza di noradrenalina. Possono coesistere associati altri disturbi come impotenza, ridotta salivazione, midriasi, ipotonia vescicale e gastrica.
Ressa: Come facciamo a sospettare una ipotensione ortostatica?
Rossi: Il soggetto riferirà senso di mancamento, vertigini, lipotimia o addirittura sincope al passaggio dal clino all’ortostatismo. Qualche volta l’ipotensione compare dopo uno sforzo o un pasto abbondante. La conferma si può avere con una manovra molto semplice. Si misura la pressione al paziente dopo che questi è rimasto sdraiato per alcuni minuti. Poi lo si fa alzare e si rimisura la pressione dopo 1 e 3 minuti. Una riduzione della pressione sistolica in posizione eretta di 20 mm Hg o più permette la diagnosi.