Rossi: Com'era da aspettarsi, dopo la pubblicazione della meta-analisi danese, la comunità scientifica si è divisa e sono state pubblicate contro-meta-analisi che ne contestano i dati.
Ressa: Si è trovato un accordo?
Rossi: Direi che la comunità scientifica nel suo complesso è schierata a favore dello screening. A giustificare questa posizione sono recentemente stati pubblicati due studi osservazionali [5,6] che dimostrano che in Svezia la mortalità da cancro mammario risulta ridotta dopo l'introduzione dello screening mammografico. Le prove derivanti da studi osservazionali sono meno forti di quelle derivanti da studi sperimentali (vedi il capitolo sull'EBM) ma si tratta pur sempre di studi con follow-up lunghissimo, fino a 20 anni. Ma ovviamente non tutti concordano: alcuni autori notano che a questi studi svedesi viene attribuita troppa enfasi perché non si può dire con precisione quanto la riduzione di mortalità osservata dipenda dallo screening e quanto dal miglioramento delle terapie [7]. Per di più uno studio caso-controllo sembra confermare nessun beneficio dello screening sulla mortalità [9]. La United States Preventive Services Task Force ha cercato di far luce sulla questione e nelle sue ultime linee guida [2] conclude che gli errori metodologici rilevati nei trials sulla mammografia non sono di gravità tale da comprometterne la validità e le conclusioni e raccomandano lo screening a tutte le donne dopo i 40 anni, pur ammettendo che l'efficacia è minore nella fascia d'età 40-50 anni.