Ressa: Meno male una posizione chiara! Non ho capito però la causa ultima di questi risultati controversi.
Rossi: Più che risultati controversi parlerei di interpretazioni differenti. Gli studi non possono parlare, ci danno solo dei numeri, che sono uguali per tutti. Poi bisogna interpretarli ed è a questo punto che gli esperti si mettono a litigare. Alcuni studiosi ritengono che gli errori ritrovati negli studi siano così gravi da inficiarne i dati, altri invece la pensano in modo diametralmente opposto. Noi medici pratici, sicuramente incapaci di dirimere una "zuffa" tra esperti e decidere dove sta la ragione, non possiamo far altro che prendere atto di questo stato di cose e fare buon viso a cattivo gioco. D'altra parte posizioni contrastanti ci sono in molte altre aree della medicina...
Ressa Ho sentito parlare anche di sovradiagnosi e di sovratrattamento dovuti allo screening mammografico. Puoi spiegarci di cosa si tratta?
Rossi In effetti è un aspetto messo in luce recentemente. Uno dei problemi dello screening mammografico è che porta alla diagnosi di un certo numero di tumori mammari che non sarebbero mai diventati clinicamente evolutivi (soprattutto tumori duttali in situ). La sovradiagnosi e il sovratrattamento potrebbero arrivare fino al 30% dei casi [8]: dopo l'introduzione dello screening in Norvegia e in Svezia circa un terzo di tutti i casi diagnosticati di cancro mammario invasivo nella fascia d'età 50-69 anni potrebbero essere una sovradiagnosi. Cioè senza screening questi tumori non sarebbero mai diventati clinicamente evidenti durante la vita delle pazienti perché a basso grado di malignità e non sarebbero mai stati trattati. Insomma, un po' quello che succede per il cancro prostatico. In generale la percentuale di sovradiagnosi è stata stimata dal 5% al 50%. Si tratta però di calcoli indiretti: l'osservazione diretta delle donne che avevano partecipato al "Malmo trial" ha permesso di fissare a 15 anni dalla fine dello studio la percentuale di sovradiagnosi al 10% [10].