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Lo screening mammografico
Inserito il 19 febbraio 2006 alle 12:29:00 da R.Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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Ressa:
E nelle donne più giovani, che facciamo?

Rossi:
Se si deve informare correttamente la cinquantenne che ci chiede se sottoporsi o meno allo screening, tanto più lo dobbiamo fare nelle donne pù giovani, soprattutto
dopo i risultati di un ampio studio inglese su oltre 160.000 donne che non è riuscito a dimostrare che lo screening mammografico iniziato a 40 anni riduce in maniera statisticamente significativa la mortalità da cancro mammario dopo 10 anni [13]. Queste incertezze sono state recepite dalle linee guida dell'American College of Physicians (ACP) che raccomandano, nella fascia d'età 40-49 anni, di personalizzare la decisione valutando anche il rischio di cancaro mammario della paziente [14,15].

Ressa:
Come si calcola il rischio del cancro mammario?

Rossi:
Uno strumento utile può essere quello reperibile al sito: http://www.cancer.gov/bcrisktool/.

Ressa:
Puoi fare un esempio di informazioni da fornire alle pazienti?

Rossi:
Quelle che seguono sono le informazioni che dovrebbero essere date secondo alcuni autori che rimarcano come in realtà alle donne vengano enfatizzati i benefici ma poco illustrati i rischi dello screening [11].
Ammettendo che lo screening mammografico porti ad una riduzione della mortalità da cancro mammario del 15% e ad una percentuale di sovradiagnosi del 30%,
ogni 2000 donne screenate per 10 anni una donna eviterà di morire per cancro della mammella, 10 donne avranno una diagnosi di un tumore che non sarebbe mai stato scoperto (4 di esse saranno sottoposte a mastectomia, 6 a intervento meno demolitivo e molte a radioterapia), senza screening dopo 10 anni sarebbero vive 1799 delle 2000 iniziali, con lo screening saranno vive 1800.
Altre informazioni da dare: 500 donne ogni 2000 screenate per 10 anni dovranno sottoporsi ad ulteriori esami, circa 125 avranno una biopsia, 200 soffriranno di stress psicologico per diversi mesi a causa dei falsi positivi.
Si tratta di dati ovviamente discutibili, basati sulla ipotesi di una riduzione della mortalità specifica del 15% e di un tasso di sovradiagnosi del 30%, ma sono comunque dati che fanno pensare.
 
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