Rossi: Il PSA è una glicoproteina sintetizzata nell’epitelio duttale e negli acini prostatici e secreta poi nel liquido seminale. E' prodotta quasi esclusivamente dalla ghiandola prostatica e in misura trascurabile da altri tessuti (mammella, endometrio, ghiandole sudoripare). Può aumentare sia per patologia tumorale maligna che in corso di malattie benigne: prostatiti acute e croniche, ipertrofia prostatica, può risultare elevato dopo esercizio fisico intenso, massaggio prostatico, dopo biopsia trans-rettale, dopo TURP e prostatectomia radicale; è controverso se aumenti dopo eiaculazione. Si tratta quindi di un marker specifico della prostata ma non necessariamente indicativo di neoplasia. Pensa che Stamey, l'urologo che decenni fa propose per primo il dosaggio del PSA per la diagnosi precoce di cancro della prostata, del tutto recentemente è arrivato ad ammettere che l'aumento del PSA è legato solo al volume della prostata indipendentemente dal fatto che ci siano o meno cellule neoplastiche e ad auspicare nuovi markers più specifici [9].
Ressa: I valori “normali” sono rimasti gli stessi classicamente noti?
Rossi: Direi di sì: valori inferiori a 4 mg/L sono considerati normali mentre valori superiori a 10 mg/L sono considerati suggestivi di neoplasia prostatica. Per valori intermedi è frequente la sovrapposizione tra patologia neoplastica e patologia benigna. Si può ipotizzare la probabilità di trovare un cancro prostatico in base ai valori di PSA: per valori compresi tra 4 mg/L e 10 mg/L la probabilità è del 20-30%; per valori superiori a 10 mg/L la probabilità sale al 40-60%.