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Il problema delle metastasi e il follow up |
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pag 2
Per questi motivi, alcuni pensano che il paziente vada lasciato in pace dopo il trattamento d’attacco del cancro e che i famosi “controlli” nel tempo siano inutili e dannosi. Si riaprono dolorose ferite, il paziente, infatti, in quei frangenti, ripercorre inevitabilmente tutta la sua precedente odissea, fatta di dolore fisico e psichico, si “riammala di cancro” una seconda, terza, quarta volta, quanti sono i controlli successivi. Il sollievo di un buon risultato degli accertamenti dura generalmente poco e scompare con l’approssimarsi delle nuove scadenze, per questi motivi sempre più pazienti sposano un sano fatalismo, dopo aver effettuato correttamente la prima fase terapeutica del cancro, e tirano avanti rimovendo il pensiero del male, “Sono guarito” si ripetono, oppure “Speriamo bene”. Chi riesce ad attivare questi meccanismi di rimozione, spesso riesce a vivere con più gusto il tempo che gli è rimasto, si riappropria di emozioni giovanili o addirittura fanciullesche ormai sepolte: la natura, i piccoli gesti, il gioco. I “problemi” che si poneva prima della malattia riacquistano la loro giusta dimensione; contemporaneamente giudica futili le preoccupazioni che vengono continuamente riferite dai chi lo circonda, apparendo così, falsamente, poco partecipe se non addirittura indifferente e ingenerando pericolosi equivoci. Ma egli pensa, tra sé e sé “Di che cosa vi lamentate? IO ho avuto un cancro!”
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