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Sindrome metabolica |
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Ressa: Si stanno anche testando, su gruppi pilota , delle molecole che innalzano selettivamente solo l’HDL in percentuali che arrivano al 50%, speriamo bene.
Bolognesi: Molti pazienti con MetS saranno anche indicati come soggetti ad alto rischio nelle tabelle di rischio cardiovascolare se hanno anche una malattia aterosclerotica cardiovascolare, o diabete mellito di tipo 2, o se avranno, da almeno dieci anni, un rischio >20% di malattia coronaria: tali pazienti dovranno raggiungere e mantenere anche un livello di LDL < 100mg/dl oltre alla correzione dei trigliceridi e dell’HDL. Se è necessaria una terapia farmacologica per raggiungere questi livelli, le statine costituiranno il primo tentativo di cura; molti pazienti con MetS non trovano giovamento dalla sola terapia con statine e, soprattutto nel caso in cui la MetS intervenga in pazienti ad alto rischio, è necessario considerare una seconda terapia, ad esempio con acido nicotinico o acido fibrico. Sfortunatamente, la combinazione statine-fibrati, può portare ad aumentare il rischio di miopatia severa, per cui è importante non usare elevate dosi di statine e preferire, nel caso, la pravastatina.
Pressione sanguigna ≥ 130/85 mmHg L’obesità e l’aumento di peso in età media sono correlati alla pressione sanguigna e altamente legati alla prevalenza e all’incidenza dell’ipertensione. Questa affermazione, in aggiunta alla dimostrazione che la riduzione della pressione sanguigna superiore a 130/85 mmHg, in diabetici e in pazienti con alto rischio di malattie cardiovascolare, è efficace, ha portato ad includere la pressione alta tra le componenti della MetS. Molte delle persone di questa categoria sono in sovrappeso o obese: meritano un’attenzione particolare prima di tutto per quanto riguarda la perdita di peso e la riduzione del sodio: una modesta perdita di peso è stata associata ad un miglioramento della pressione sanguigna. Durante la terapia, è importante controllare sempre la risposta ai farmaci: ad esempio, l’uso di diuretici è stato associato ad alterazioni glicemiche e sviluppo di DM di tipo 2. Anche i betabloccanti hanno dimostrato, in uno studio, una correlazione con l’aumento di peso e DM di tipo 2. Nonostante ciò, entrambi i farmaci, diuretici e betabloccanti, hanno dimostrato di essere sicuri ed efficaci a lungo termine, come è emerso da molti studi clinici.
Sbilanciamento del glucosio Per fare la diagnosi è importante testare i livelli di glucosio a digiuno: livelli da 110 a 126 mg/dl per due volte di seguito sono necessari per diagnosticare uno sbilanciamento del glucosio, questo è uno dei criteri diagnostici per la MetS. L’età, l’eccesso di grasso, la predisposizione genetica, un’inadeguata attività fisica e altri fattori, favoriscono la resistenza all’insulina e gli esperti europei, nel fare la diagnosi di MetS, considerano anche gli alti livelli di insulina basale, mentre per gli americani è sufficiente testare il glucosio. Un miglioramento delle abitudini di vita e alcuni farmaci possono ridurre il rischio di progressione da semplice alterazione del livello di glucosio a diabete mellito di tipo 2. Particolarmente importanti sono i risultati di due studi compiuti negli ultimi due anni. Nel primo studio, europeo, aveva due gruppi di individui con squilibri di glucosio: il primo seguiva il consueto stile di vita, il secondo gruppo aveva, invece, modificato abitudini riducendo i grassi, aumentando le fibre e facendo regolare attività fisica. Dopo un anno, nel gruppo di soggetti che aveva modificato stile di vita, si era avuta una perdita di peso di 4,2 Kg (contro 0,8 Kg dell’altro gruppo), una diminuzione di 5 mmHg nella pressione sanguigna sistolica (contro 3 mmHg dell’altro gruppo), un aumento di 2 mg/dl di HDL-C (contro 1 mg/dl dell’altro gruppo), una diminuzione di 18 mg/dl di trigliceridi) contro 1 mg/dl dell’altro gruppo) e un tasso del 11% di nuovi casi di DM di tipo 2 in 4 anni (contro il 28% dell’altro gruppo). Il secondo esperimento è stato condotto negli Stati Uniti e vede coinvolti soggetti con livelli elevati di glucosio plasmatico sia post-prandiale che a digiuno. Lo studio si è avvalso di tre tipi di terapie: modificazioni dello stile di vita, metformina e troglitazone. Il troglitazone è stato sospeso subito a causa della sua tossicità epatica. In confronto con i soggetti che usavano il placebo, coloro che avevano modificato lo stile di vita presentavano una diminuzione del 58% della progressione dell’iperglicemia verso DM di tipo 2, per coloro che usavano la metformina la diminuzione si aggirava intorno al 31%.
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