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L'ansia |
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pag 10
Rossi: La sospensione non deve essere brusca ma graduale (pena la comparsa di una vera e propria sindrome da astinenza, specialmente per le BDZ a durata d'azione molto breve), tuttavia anch'io ho constatato che, nella maggior parte dei casi, si tratta di un'impresa quasi disperata. Per altri particolari sull'uso delle BDZ si rimanda al capitolo sull'insonnia.
Ressa: La mia esperienza comunque è che i farmaci sono dei "tappabuchi" ma non risolvono che raramente i problemi dei pazienti.
Rossi: In effetti è così. I farmaci, nell'ansia, possono essere una risposta momentanea, sicuramente necessaria ma non sufficiente. Il fatto è i pazienti ansiosi esprimono in modo conscio o inconscio uno stato di disagio e manifestano una richiesta di aiuto. I farmaci possono aiutare nel ridurre l'intensità di alcuni sintomi ma non bisogna mai dimenticare che conta spesso di più un ascolto partecipe del paziente, una sua presa in carico.
Ressa: Temo che nei casi di ansia cronica questo serva a pochissimo se non a nulla. Si parla tanto di counselling, ma già il fatto di usare un termine straniero la dice lunga, non mi sembra che si tratti di una pratica tipica della mentalità italiana...
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