Rossi: Conviene spiegare anche che i sintomi che compaiono durante gli attacchi di panico non significano che si ha una cardiopatia o che si soffre di asma o che si sta facendo una "paralisi" ma è semplicemente l'ansia che si esprime facendo soffrire il corpo, se il paziente mostra delle fobie dirgli che evitare le situazioni scatenanti fa peggiorare sempre di più il disturbo mentre è più utile cercare di affrontarle (anche se può essere difficile), in modo graduale così da abituarsi ad esse. Resta comunque il fatto che la gestione del soggetto ansioso rimane problematica: da una parte i pazienti richiedono una soluzione immediata alle loro difficoltà e un sollievo ai sintomi, fidando ciecamente in una medicina tecnologica che promette miracoli e pillole della felicità, dall'altra è forte la tentazione del medico di prescrivere in fretta un ansiolitico o un sonnifero.
Ressa: Beh, bisogna capire anche la NOSTRA, di ansia. Dare un farmaco rientra nell'immaginario comune e il medico spesso vi ci si rifugia nel tentativo di dare una risposta falsamente "medica" a situazioni che egli stesso trova difficoltoso affrontare e per le quali soluzioni diverse sono ardue da far accettare. Insomma tante volte ho l'impressione di prescrivere il farmaco tanto per "fare qualcosa", per non far credere al paziente che non mi interesso di lui.
Rossi: E' un'impressione e un malessere che proviamo un po' tutti.