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Reflusso gastro-esofageo |
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pag 11
Ressa: Io veramente sapevo che il 50% dei pazienti operati riassume la terapia medica nei giro di pochi anni , ho sentito parlare anche di trattamenti sperimentali con radio-onde, insomma per il momento io non la consiglio a nessuno.
Rossi: Diciamo che l'opzione chirurgica deve essere attentamente valutata e individualizzata. In linea generale si può dire che essa trova indicazione elettiva nei pochi casi in cui il trattamento medico fallisce oppure in presenza di complicanze o ancora quando vi è un'ernia jatale di ampie dimensioni, come ho già detto. Per quanto riguarda l'efficacia della chirurgia essa sembra più utile sui sintomi tipo pirosi e rigurgito (ne beneficiano dal 75% al 90% dei soggetti sottoposti a intervento), meno sui sintomi extraesofagei come tosse, asma e laringite perché ne trae beneficio dal 50% al 75% dei pazienti [15]. Nella scelta della chirurgia vanno anche considerate le possibili complicanze: il 10% dei pazienti operati ha disfagia per i solidi, tra il 7% e il 10% accusa diarrea, nausea o senso precoce di sazietà e dal 2% al 3% continua ad avere sintomi permanenti [16]. Per quanto riguarda il confronto tra terapia medica e chirurgica si può dire che, nei pazienti con esofagite erosiva, la chirurgia si mostra lievemente più efficace nel ridurre la pirosi e nel guarire l'esofagite, tuttavia gli studi a lungo termine confermano quanto hai detto, e cioè che da 3 a 5 anni dopo l'intervento la metà dei pazienti deve continuare ad assumere farmaci [17,20]. Sulle nuove tecniche chirurgiche è forse ancora presto per esprimere un parere. Esse sono essenzialmente il trattamento endoscopico con radiofrequenza della giunzione gastro-esofagea e la gastroplastica endoscopica. I risultati sembrerebbero incoraggianti ma mancano ancora studi di ampie dimensioni e a lungo termine [18].
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