Tuttavia recenti studi hanno dimostrato l'emergere di patogeni resistenti agli antibatterici più usati. La resistenza varia da paese a paese e anche da zona a zona dello stesso paese: l'aumento delle resistenze si è avuto soprattutto per il TMP-SMX e per i beta-lattamici ed ha riguardato in particolare l'E.Coli. La resistenza di questo germe verso i fluorchinolonici o la nitrofurantoina sembra invece, in generale, relativamente bassa. La Società Americana di Malattie Infettive consiglia di usare il TMP-SMX in prima battuta solo nelle zone in cui sia documentata una resistenza inferiore al 20%...
Ressa: Ah, gli americani! Sarà anche possibile negli USA (forse) ma in Italia appare improponibile e addirittura avveniristico. Inoltre non so quanto questi dati di resistenza siano trasferibili alla realtà ambulatoriale italiana. Insomma quali sono i criteri pratici che devono guidare il medico nella scelta dell'antibiotico?
Rossi: Concordo con la tua osservazione. Nella scelta del farmaco da usare il medico deve avvalersi quindi di altri criteri come una eventuale allergia o intolleranza della paziente oppure la non efficacia di un determinato farmaco nota per precedenti episodi. Alcuni autori hanno proposto la terapia con dose singola usando TMP-SMX, beta-lattamici (per esempio 3 grammi di amoxicillina) o flurchinoloni. La percentuale di risposta positiva è generalmente alta, ma vi sono frequenti recidive entro 1-2 mesi. Queste recidive possono essere dovute non tanto alla non eradicazione del germe dall'apparato urinario quanto alla mancata bonifica di batteri gram-negativi dal perineo. Una terapia di più giorni è più efficace, riduce la percentuale di recidive ed appare di scelta nelle donne con storia di infezioni precedenti.
Ressa: Quanto dovrebbe durare la terapia? E' corretto dire alla donna di assumere l'antibiotico fino alla scomparsa dei sintomi?