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Ulcere venose e piaghe da decubito
Inserito il 26 febbraio 2006 alle 19:39:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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Rossi:
Regioni sacrali e talloni sono le zone più comuni. Ovviamente la sede dipende anche dal tipo di decubito; per esempio se il paziente giace in decubito laterale le zone più colpite sono l'anca, parte laterale del ginocchio, lato esterno del piede, spalla e gomito. Nei pazienti che stanno molte ora immobili in carrozzina le zone colpite sono la regione sacrale e le natiche.

Ressa:
Come si possono prevenire le piaghe da decubito?

Rossi:
Un ruolo importante è svolto dai caregivers (familiari, badanti, infermieri, ecc.). Essi devono individuare i primi segnali (arrossamento e gonfiore cutaneo).
La prevenzione si basa su una corretta igiene del paziente, rimuovendo tempestivamente pannoloni bagnati o sporchi di feci (anche più volte al giorno), il lavaggio va effettuato con detergenti neutri (per esempio il normale sapone di Marsiglia), la cute va asciugata delicatamente senza sfregare e poi protetta con creme emollienti. Va usata biancheria morbida e liscia, pulita, senza elastici, bottoni, ecc.
Bisogna inoltre garantire un cambiamento frequente della posizione sia a letto che quando il paziente è seduto (ogni ora). L'uso di materassi antidecubito e di cuscini in gel o lattice possono in qualche modo aiutare ad alleviare la pressione. Non vanno usate invece le ciambelle perché possono danneggiare le zone con cui vengono in contatto.Importante è anche assicurare una buona idratazione e alimentazione perché la disidratazione e la malnutrizione favoriscono l'insorgenza delle piaghe.

Ressa:
Se devo essere sincero questi presidi antidecubito non fanno miracoli... Inoltre non è realistico aspettarsi da personale che assiste il malato (spesso sono gli stessi familiari) tutte quelle precauzioni che hai detto: bisognerebbe prevedere almeno due-tre persone che si alternano nella giornata e si occupano a tempo pieno dell’assistenza, vale a dire qualcosa di irrealizzabile.
 
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