Si sa che una percentuale non irrilevante di stroke non sembra riconoscere apparentemente alcuna causa e si parla allora di stroke criptogenetico. E' stato ipotizzato che in questi casi entri in gioco una embolizzazione a partenza da placche aterosclerotiche aortiche oppure di emboli che passano attraverso un forame ovale pervio, ma due studi della Mayo Clinic [48,49] suggeriscono che non vi è una associazione tra le due condizioni ed un aumentato rischio di stroke o perlomeno tale associazione non può essere dimostrata con sicurezza. Le linee guida citate [26] consigliano di informare i pazienti che hanno avuto uno stroke e che presentano queste anomalie atriali che non necessariamente questo significa un aumentato rischio di recidiva rispetto a chi ha avuto uno stroke ma non presenta alterazioni cardiache e che, al momento, non è possibile stabilire con sicurezza se sia preferibile un trattamento medico (warfarin o asa) o chirurgico (chiusura del forame ovale). Ricerche future dovrebbero paragonare gli esiti ottenuti dal trattamento medico con quelli chirurgici di chiusura del forame ovale. Le linee guida italiane (www.spread.it) consigliano qaunto segue: 1) in caso di primo episodio si deve utilizzare l'ASA 2) il warfarin o la chiusura del FO transcatetere devono essere presi in considerazione se il FO è associato ad aneurisma del setto interatriale (pur in caso di primo episodio), se si documenta uno shunt di grosse dimensioni e multipli eventi ischemici, nel caso di FO isolato e coesistenza di stato trombofilico. 3) la chiusura transcatetere o, in caso di fallimento, la chiusura chirurgica sono indicati in caso di FO pervio ed aneurisma del setto interatriale al primo evento ma con trombosi venosa profonda o trombofilia e controindicazioni al warfarin oppure in caso di FO pervio con recidive nonostante terapia anticoagulante.