Ressa: Per questi motivi alcuni clinici affermano laconicamente che “La terapia dell’ictus NON esiste!”
Rossi: Beh, mi sembra una conclusione venata di eccessivo pessimismo. In realtŕ studi clinici hanno dimostrato che i pazienti colpiti da ictus e curati in reparti dedicati (le cosiddette stroke units) hanno una maggiore sopravvivenza e una degenza piů breve rispetto ai pazienti trattati per esempio in reparti non specializzati [27,28,29].
Ressa: C'č posto per la terapia anticoagulante?
Rossi: La terapia con warfarin va impostata nel caso di ictus di natura cardioembolica (per esempio fibrillazione atriale) mentre l'uso routinario di anticoagulanti nello stroke ischemico non cardioembolico non comporta benefici nč a breve nč a lungo termine [13,14]. L'abitudine di usare glicerolo, mannitolo e steroidi a scopo antiedemigeno č ancora consolidata ma mancano prove di efficacia decisive [15,16,17]. Anche l'uso di pentossifillina e di altre metilxantine non č supportato da prove di letteratura [18]. Oltre a questo vanno messe in atto tutte le misure idonee a sorreggere il circolo e la respirazione, a correggere gli squilibri acido-base e glicemici che nei pazienti gravi sono spesso precoci e pronunciati.