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Ictus |
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Rossi: Nei casi di ictus conclamato si impone il ricovero, preferibilmente in stroke unit (purtroppo non tutti gli ospedali periferici ne sono provvisti) dato che vi sono studi che hanno dimostrato che questo migliora la prognosi e riduce la disabilità a distanza. Si capisce da queste poche note che il TIA e l'ictus qualche volta possono presentare problemi di diagnosi differenziale con altre patologie. Oltre all'emicrania con aura e alle crisi epilettiche vanno ricordati soprattutto i processi espansivi cerebrali, che però generalmente hanno (ma non necessariamente) un esordio meno brusco.
Ressa: Mai scorderò una paziente, nubile, 47 enne, convivente con la madre che curava amorevolmente e che cominciò a riferire, nei pochi momenti delle visite che sottraeva alla genitrice, una “sensazione di odori strani” e, alla fine, cadde col viso sulla tastiera del computer, morì in un mese. Parliamo ora della gestione dell'episodio acuto
Rossi: La gestione del paziente acuto (terapia, accertamenti) di solito è di competenza ospedaliera. Comunque brevemente si può dire, secondo quanto raccomandato dalla linee guida SPREAD [1], che la terapia in acuto si basa sull'uso precoce di aspirina alla dose di 160-300 mg/die (dopo aver escluso una emorragia cerebrale mediante TAC), di eparina (profilassi della TVP), e di farmaci antipertensivi nel caso di notevoli rialzi pressori (evitando terapie aggressive che provocano cali troppo accentuati della pressione). In realtà l'uso di eparina in tutti i pazienti potrebbe non essere giustificato perché gli eventi emorragici possono annullarne i benefici [7] e anche l'uso degli antipertensivi va attentamente valutato in quanto potrebbe peggiorare la prognosi (da riservare quindi solo a casi selezionati con ipertensioni molto gravi).
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