Rossi: Clinical Evidence (3° edizione italiana) è più possibilista e dà i seguenti giudizi: utili sui sintomi cognitivi sono donezepil e galantamina, probabilmente utili memantina e gingko biloba, da valutare caso per caso la rivastigmina.
Ressa: Mah, mi sembra che ci siano alcune contraddizioni con i dati che hai riferito prima. Probabilmente è il solito discorso di studi e revisioni interpretate in maniera differente.
Rossi: In ogni caso penso valga sempre la pena di fare un tentativo farmacologico, indipendentemente dalle evidenze di letteratura. Ovviamente l'esperienza del singolo conta fino ad un certo punto ma devo dire che in qualche paziente ho visto dei miglioramenti dopo l'inizio della terapia con inibitori della colinesterasi. Ricordo che attualmente per la loro prescrizione è necessario il Piano Terapeutico da parte delle UVA (Unità Valutative Alzheimer).
Ressa: Ho sentito parlare anche del deficit cognitivo lieve, di cosa si tratta?
Rossi: Il deficit cognitivo lieve viene definito come uno stato intermedio tra l'invecchiamento normale e la demenza. Si tratta di una situazione clinica poco ben definita in cui sono presenti alcuni deficit cognitivi ma la funzione globale è conservata. Di solito il disturbo lamentato è una perdita della memoria tanto che il sottogruppo meglio conosciuto è quello detto "sottogruppo amnesia". In realtà anche quando si tenta di definire meglio il deficit cognitivo lieve usando test specificamente studiati ad hoc si tratta di un calderone in cui finiscono soggetti normali con lievi deficit della memoria inquadrabili in un invecchiamento fisiologico, soggetti che hanno un difetto cognitivo non progressivo, altri che evolveranno con il tempo verso un vero e proprio Alzheimer o altre forme di demenza. In uno studio su oltre 700 pazienti la vitamina E non ha dimostrato di essere più efficace del placebo nel ridurre l'evoluzione verso l'Alzheimer mentre il donezepil sembra essere in grado di rallentare il decorso perlomeno nei primi dodici mesi di trattamento [13].
Ressa: Molti anziani con demenza presentano anche disturbi del comportamento. Cosa fare?