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Un vestito a misura d'uomo |
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Rossi: Immaginiamo un qualsiasi ambulatorio in un giorno d’inverno: un bambino viene portato dal medico per una sintomatologia respiratoria acuta. Proviamo a chiedere alla madre, prima della consultazione, perché ha portato il bambino dal dottore e che cosa si aspetta dalla visita medica. La risposta è che vuol essere rassicurata che il figlio non ha una patologia grave e che non è necessario usare degli antibiotici. Il medico curante, d'altra parte, dopo aver visitato il bambino, pensa che la madre lo abbia consultato per avere un antibiotico e, sebbene non abbia riscontrato nulla di allarmante e ritenga trattarsi di una banale virosi respiratoria, prescrive l'antimicrobico. All'uscita la madre si dice molto preoccupata perché, se il medico ha trovato giusto prescrivere un antibiotico, vuol dire che l'infezione del figlio è seria.
Ressa: Non capisco dove vuoi andare a parare.
Rossi: Le cose sarebbero andate in modo diverso se il medico avesse prima chiesto alla madre che cosa la preoccupava e si aspettava dalla visita. Una consultazione caratterizzata da una mancata comunicazione ha portato a fraintendimenti e prescrizioni inappropriate. L’esempio, che ho tratto da un editoriale del BMJ, pone l'accento su un punto cruciale della relazione tra medico e paziente: la comunicazione. La quale andrebbe intesa nei due sensi (da paziente a medico e viceversa) anche se l’onere principale grava sulle nostre spalle, perché a noi spetta il compito di condurla. Tuttavia, nella pratica, solo pochi pazienti riescono, durante la visita, ad esprimere completamente le loro preoccupazioni, le loro ansie e paure, le loro aspettative.
Ressa: Quali sono, secondo te, le cause?
Rossi: Le ragioni sono molte: il paziente può provare timore ad esprimersi compiutamente perché teme di essere giudicato male, oppure può essere reticente su aspetti personali o che coinvolgono la sua famiglia, ancora può egli stesso non aver ben chiaro quali siano i suoi bisogni. Per questo dobbiamo imparare ad incoraggiarlo apertamente ad aprirsi. Purtroppo il tempo tiranno la gioca spesso da padrone, il paziente può sentirsi insoddisfatto, può credere che non gli sia stata rivolta abbastanza attenzione, può capire male le nostre spiegazioni, il che porta spesso a scarsa aderenza alla terapia prescritta e talora a risentimenti o addirittura a cambio del medico.
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