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Piastrinopenie e trombocitosi |
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Ressa: Un bel rompicapo. Che fare?
Rossi: Se non vi è una malattia sottostante evidente viene consigliato di dosare gli indici di flogosi (VES, proteina C reattiva) che se positivi depongono per una patologia infettiva o flogistica sottostante (connettiviti, arterite temporale, TBC, pneumopatie croniche, Crohn). Eventualmente, soprattutto nei soggetti anziani, si può proporre uno schema di massima per la ricerca di qualche neoplasia occulta (FOBT, Rx torace, ecografia addome, ecc.).
Ressa: Può avere un ruolo l'esame del midollo nel distinguere le forme essenziali da quelle secondarie?
Rossi: La biopsia midollare può servire a diagnosticare o escludere una malattia mieloproliferativa ma non a distinguere le trombocitemie essenziali dalle trombocitosi secondarie perché in entrambi i casi mostra un aumento dei megacariociti.
Ressa: La terapia?
Rossi: Nelle forme secondarie non si devono prescrivere farmaci con la scopo di ridurre le piastrine. Nelle forme essenziali se si ritiene il paziente ad elevato rischio perché vi sono stati dei precedenti trombotici o emorragici oppure nei soggetti > 60 anni si usa la idrossiurea alla dose di 1-1,5 g/die. Il problema principale con questo farmaco è che sembra vi sia un aumentato rischio leucemico per cui va usato solo nei pazienti in cui il rapporto benefici/rischi sia favorevole. In altre parole soggetti asintomatici e con età inferiore a 60 anni che hanno livelli elevati di piastrine non dovrebbero essere trattati.
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