Rossi: Per convenzione si parla di trombocitosi quando le piastrine superano il valore di 600.000. Di solito vengono scoperte casualmente per aver richiesto un emocromo per altri motivi.
Ressa: Come si distinguono le trombocitosi?
Rossi: In tre grandi gruppi. Il primo gruppo è rappresentato dalle trombocitosi secondarie a malattie infettive o infiammatorie oppure a neoplasie; esistono anche forme secondarie all'esercizio fisico intenso, iatrogene (vincristina, acido trans-retinoico, ecc.) oppure ad intervento chirurgico, a splenectomia, alle anemie emolitiche. Il secondo gruppo è quello delle trombocitosi che si riscontrano in corso di malattie mieloproliferative (leucemia mieloide cronica, mielofibrosi idiopatica, policitemia vera) Il terzo gruppo è rappresentato dalla trombocitemia essenziale, dovuta ad un difetto clonale.
Ressa: Come facciamo a distinguerle?
Rossi: Purtroppo non è semplice. Spesso la causa nelle forme secondarie non è evidente e il numero delle piastrine in sè non permette di differenziare una forme essenziale da una secondaria nè esistono test diagnostici specifici. Di solito perciò la diagnosi di forma essenziale è di esclusione. Può aiutarci però la clinica. Infatti nelle forme secondarie non si hanno generalmente manifestazioni emorragiche o trombotiche mentre queste possono essere presenti nella trombocitemia essenziale e nelle malattie mieloproliferative. Anche questo criterio però è relativo in quanto le emorragie o le trombosi potrebbero essere dovute di per sè alla causa infettiva o infiammatoria o neoplastica responsabile dell'innalzamento delle piastrine e quindi essere presenti anche nelle trombocitosi secondarie. Abbastanza tipiche delle forme essenziali sono le ischemie a livello delle dita delle mani con associate crisi di arrossamento e dolore importante. In alcuni casi si può arrivare a vere e proprie necrosi con gangrena. Sempre nella trombocitemia essenziale vi può essere un aumento del rischio di eventi ischemici cerebrali, di trombosi venosa profonda ed embolia polmonare.