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Le palpitazioni |
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Ressa: Oh, ecco un sintomo che viene riferito frequentemente al medico...
Rossi: Si, però le difficoltà di inquadramento cominciano già quando si cerca di capire cosa intende dire il paziente, che qualche volta usa il termine di palpitazioni, altre volte riferisce di sentire un battito cardiaco a vuoto, altre volte parla di tachicardia, altre volte ancora di sensazioni strane (tipo "frullatina" o "batter d'ali") al petto. Dalle mie parti spesso si usa il termine di "batticor", che non credo necessiti di traduzione. Insomma il paziente indica una gran varietà di sensazioni soggettive ed è importante cercar di capire che cosa gli capiti in realtà...
Ressa: Vero, anche se spesso, nonostante tutta la nostra buona volontà, non riusciamo a far ben descrivere il tipo di disturbo lamentato.
Rossi: Oltre a questo c'è da dire che quasi sempre si tratta di un disturbo riferito, nel senso che l'episodio si è verificato (magari di notte) e quando visitiamo il paziente troviamo un ritmo cardiaco perfettamente normale. Talora si tratta di episodi che si ripetono spesso, altre volte sono sporadici. In ogni caso il paziente è allarmato perchè ovviamente la sensazione soggettiva di avvertire qualcosa che non va nel proprio ritmo cardiaco è molto spiacevole e preoccupante, perchè normalmente noi non avvertiamo il nostro cuore al lavoro.
Ressa: Per fortuna l'origine cardiaca del sintomo non è frequente...
Rossi: Infatti in molti casi le palpitazioni sono una somatizzazione di uno stato ansioso. Il caso meno frequente è quello in cui visitando il paziente avvertiamo un'aritmia: con il semplice esame obiettivo o con l'ECG si riesce allora a stabilire con precisione di che tipo di anomalia si tratta. Purtroppo il più delle volte le cose non sono così semplici e il paziente viene a noi quando il sintomo è scomparso...
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