Ressa: La dispnea o mancanza di respiro o fiato corto che dir si voglia... Ecco un altro bel guazzabuglio dove non è facile districarsi
Rossi: Non c'è che dire, sei un bel pessimista! Classicamente la dispnea viene distinta in acuta e cronica. Le cause a cui pensare sono, in parte, diverse nei due casi. Però direi che è anche utile dividere i pazienti in due grandi categorie: 1) pazienti che al momento della visita sono apparentemente asintomatici 2) pazienti che manifestano una dispnea evidente quando li visitiamo
Ressa: Cominciamo...
Rossi: Prima è bene spazzare il campo da un quadro che vediamo con un certa frequenza: si tratta di soggetti ansiosi con vari tipi di somatizzazioni che lamentano dispnea ma se poi vai ad interrogarli con calma (spesso sono donne) ti diranno che quello che li disturba non è tanto la mancanza di fiato quanto la necessità di fare dei bei respiri profondi. In gergo si parla di dispnea sospirosa. Inutile dire che in questi casi l'esame obiettivo è del tutto negativo, come sarebbero negativi gli eventuali accertamenti che però non trovano indicazione alcuna.
Ressa: Ecco un esempio in cui la semplice anamnesi può permettere già da subito la diagnosi. Passiamo alla dispnea acuta.
Rossi: E' sicuramente una situazione molto drammatica, che credo sia simile a quella di chi sta per annegare. Le cause più comuni di dispnea acuta sono: l'asma bronchiale e la BPCO riacutizzata, la polmonite, l'insufficienza ventricolare sinistra acuta e l'iperventilazione.
Ressa: Dicamo quindi che dobbiamo pensare ad una patologia polmonare, cardiaca o ad una causa ansiosa. Come facciamo a distinguerle?