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Colesterolo sì, colesterolo no |
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pag. 3
Ritengo sia abbastanza ragionevole trattare farmacologicamente valori elevati di colesterolo (diciamo >= 300 / 320) anche in assenza di una diagnosi formalizzata di ipercolesterolemia familiare. Dobbiamo tener conto infatti che le carte non sono state pensate per chi ha valori che si situano nella coda destra della gaussiana ma sono sostanzialmente applicabili solo a chi ha valori medi o medio-elevati. Il dottor Pensa entra nell’arena di discussione “Ipotizziamo di vedere una fanciulla 34enne, magra, sana, affetta da ipercolesterolemia familiare (madre con identica situazione biochimica, ma senza nessun evento cv), con valori confermati, dopo wash out e dietoterapia ad hoc, di TC sui 350 mg/dl. Che farmaco prescrivi in prima battuta? A che dosaggio ? Poi come ti regoli nel follow up ? La medicina è bella perché è varia e la variabilità biologica è MUSICA per le mie orecchie come RUMORE per le LG e i loro epigoni. Ti faccio il caso di una paziente 53 enne, in menopausa, con valori di colesterolo vicini ai 500 che allegramente mi dice di averli da sempre. Mi lancio in una filippica del peggior Cicerone affermando che è una "mascalzona", le faccio fare ecodoppler arterioso dappertutto (NESSUNA placca, modesto ispessimento), prova da sforzo massimale normale. Le ho prescritto LO STESSO la statina perche' "DEVO avere ragione" ma ella ALLEGRAMENTE non la assume. Il dottor Sonda, con aria spaesata: “Forse non tutti i soggetti affetti da ipercolesterolemia familiare hanno lo stesso rischio di sviluppare una malattia aterosclerotica grave ? Se no, come identificare i soggetti che sono a più alto rischio ? Io penso che il rischio di morte vari ampiamente in questi soggetti affetti da ipercolesterolemia familiare e che le donne siano a più basso rischio”.
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