Un secondo ordine di problemi collegato a ogni tipo di confronti multipli è rappresentato dall' aumentato rischio di rilevare differenze tra i due bracci quando invece queste non esistono ("falsi positivi" o errori di tipo I o 'errori alfa'): i confronti multipli infatti aumentano (anche) notevolmente la probabilità di ottenere risultati legati solo ad un effetto del caso. Un esempio impressionante di tutto ciò è fornito dall' analisi dei 146 sottogruppi dello studio BATH (studio controllato dove si analizzava la mortalità dei pazienti trattati con con betabloccanti): le differenze tra braccio di intervento e braccio di controllo in termini di tassi di mortalità analizzate per ciascuno dei 146 sottogruppi si distribuivano secondo una perfetta curva gaussiana (4). In elaborazioni diverse da quelle previste per l' outcome primario (come appunto nelle analisi di outcome secondari o nelle analisi per sottogruppi) l' errore random può giocare quindi un ruolo molto importante nel condizionare la direzione dei risultati e ciò anche in presenza della desiderata 'significatività statistica' (2). Questo pericolo aumenta in modo proporzionale al numero dei confronti eseguiti all' interno del campione originale. B) Gli autori hanno enfatizzato in 18 sottogruppi i risultati che riguardano un outcome composito Questa analisi riguarda 18 sottogruppi determinati ex ante dal protocollo ed è raffigurata nella figura 7 del lavoro originale, che riporta i risultati che si riferiscono all' outcome composito "total cardiovascular events and procedures". Questi sono perfettamente coerenti con quanto riportato-per lo stesso outcome nella analisi eseguita sulla casistica in toto e visibile nella figura 4 del lavoro originale. L' outcome composito "total cardiovascular events and procedures" è in ogni caso un outcome secondario, e questa particolare scelta rappresenta altresì a giudizio di chi scrive una ulteriore forzatura metodologica verso la direzione dei risultati che i ricercatori si proponevano di sostenere. Non dimentichiamo che "total cardiovascolar events and procedures" rappresenta la somma di tutto (ma proprio tutto) quello che poteva capitare alla casistica. E' per questo che il numero di eventi (1362 nel braccio di intervento, 1602 nel braccio di controllo -vedi figura 4 del lavoro originale) è il più alto riscontrato per tutti gli outcome dello studio. In altri termini con questa scelta quasi un paziente su cinque reclutato dallo studio ASCOT-BPLA era 'ad alto rischio' per questo outcome (Rischio Assoluto dei controlli = 16.6%). Come dimostrato da Sackett nel saggio pubblicato nel 2001 su CMAJ la scelta di pazienti 'ad alto rischio' rappresenta uno dei 4 metodi per forzare i risultati verso un aumento della dimensione dell' effetto (5). Inoltre la dimensione dell' effetto rappresenta uno dei tre principali determinanti della precisione della stima (5). In tal senso appare abbastanza logico che la differenza tra i due bracci nella frequenza di questo outcome secondario risultasse grande e con un intervallo di confidenza molto stretto (figura 4 del lavoro originale). Il riscontro di una grande coerenza tra i 18 sottogruppi dei risultati che si riferiscono all' outcome composito non deve quindi stupire più di tanto. Il lettore è invece colpito in modo negativo da fatto che nonostante gli autori alla voce 'Procedures' dichiarino di aver eseguito sui sottogruppi anche l' analisi dei risultati che si riferiscono all' outcome primario vengano riportati nel testo solo i risultati che si riferiscono all' outcome composito secondario . Certamente l' analisi dell' outcome primario in questi sottogruppi avrebbe confermato per lo più le conclusioni riportate nell' analisi di tutto il campione.