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Le medicine complementari ed il cancro
Inserito il 20 dicembre 2005 alle 20:23:00 da admin. Stampa Articolo | Stampa Articolo in pdf
le più gettonate
La ricerca ha rivelato che l’uso di questi trattamenti varia da un minimo del 14.8% in Grecia ad un massimo del 73.1% in Italia, per una media del 35.9%. Per quanto riguarda la durata dei trattamenti, è stata calcolata una media di poco più di due anni (27 mesi), che oscilla da un minimo di un mese ad un massimo, come è si è verificato in qualche caso, di 18 anni. Inoltre, è stato osservato come il loro utilizzo cresca di almeno il 30% dal momento della diagnosi di cancro rispetto al periodo precedente alla diagnosi, per poi stabilizzarsi su un incremento dell’8%. In base a quanto emerso dall’indagine 38 differenti
terapie venivano praticate prima della diagnosi, 46 a diagnosi avvenuta, 39 al momento dell’indagine. Inoltre, il più delle volte, i pazienti si sottopongono a più di un trattamento complementare contemporaneamente. Per quanto riguarda, infine, la frequenza con cui vi si ricorre, gli epidemiologi hanno registrato un 34.2% di pazienti che ne fa uso meno di una volta al mese, un 24.3% una volta a settimana, un 22.5% una volta ogni mese.
Il tasso più elevato d’uso dei trattamenti complementari è stato riscontrato in quattro categorie di tumore: pancreas, fegato, midollo spinale e cervello (tutte neoplasie caratterizzate da una scarsa prognosi, da un rapido declino fisico e che spesso presentano metastasi), seguiti dal cancro al seno, allo stomaco, ai genitali. Il tasso più basso è stato invece registrato nei pazienti affetti da tumore al polmone, alla testa e al collo.
Quanto ai costi di questi trattamenti, i ricercatori hanno calcolato una media di 123 euro al mese, passando da una spesa quasi nulla (nel caso in cui le erbe siano coltivate nel proprio giardino o raccolte in montagne o date da amici) ad un massimo di 4.140 euro mensili. Nel complesso i pazienti tendono a sentirsi soddisfatti dei trattamenti complementari e a percepire come efficace una particolare terapia, tanto da far registrare un punteggio di soddisfacimento pari a 5.27 (in una scala dove il massimo grado è 7) e una percezione di efficacia pari, utilizzando la medesima scala, a 5.04.

Le più “scelte”
Al primo posto, tra i trattamenti e i rimedi utilizzati, vi sono le erbe (usate in 13 dei 14 Paesi che hanno preso parte all’indagine e al primo posto ben in 9 Paesi): tè verde, essiac (un cocktail di radice di bardana, olmo, acetosella e rabarbaro indiano), erbe cinesi, tavolette di salvia, Echinacea, vitamina E e vitamina C, camomilla, selenio, timo secco, bevande a base di soia, tè all’ortica e alla papaya, ginseng, gingko biloba, latte di cardi, erba angelica e così via. Molte di queste erbe, poi, sono specifiche di ciascun Paese a seconda della tradizione e dell’informazione etnofarmacologica, come pure della disponibilità (ad esempio il mistletoe in Svizzera, le foglie di olivo in Grecia, quelle di ortica in Turchia e l’aloe vera in Serbia e Spagna, come l’ovosan nella Repubblica Ceca). Il loro utilizzo cresce quasi del triplo dopo la diagnosi, passando da una percentuale del 5.3% prima della diagnosi ad una del 14% dopo. Israele, Danimarca, Italia, Spagna, Grecia e Islanda hanno mostrato di ricorrere molto alla pratica di terapie di tipo spirituale che interpretano cioè la preghiera alla stregua di una “cura”.

 
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