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Cirrosi epatica |
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pag 10
Rossi: Si tratta di una condizione spesso reversibile in cui non ci sono lesioni anatomiche neurologiche e la cui patogenesi non è ancora chiarita. Probabilmente hanno importanza da una parte l'aumento della ammoniemia e dall'altra una maggior attività del neurotrasmettitore GABA (acido gamma amino butirrico). I sintomi sono rappresentati da irritabilità, confusione mentale più o meno accentuata, sonnolenza, atassia, disartria, flapping tremor, ma si può arrivare al vero e proprio coma epatico. Le condizioni che possono scatenare una encefalopatia epatica sono numerose: terapia diuretica troppo drastica, emorragie digestive, squilibri elettrolitici, stipsi prolungata, FANS, benzodiazepine. La terapia prevede la somministrazione di lattulosio in quantità tali da produrre almeno 3-4 evacuazioni al giorno; l'alimentazione deve prevedere la riduzione delle proteine di origine animale aumentando invece la quota proteica di derivazione vegetale. Il lattulosio viene impiegato, oltre che nella fase acuta, anche nel mantenimento di lungo periodo. Sono stati proposti numerosi trattamenti per l'encefalopatia epatica acuta come la levodopa, la bromocriptina, l'infusione di aminoacidi essenziali e di aminoacidi ramificati, l'emoperfusione, ma la loro utilità non è al momento provata.
Ressa: Nella fase acuta si puo’ fare anche per clistere, nei pazienti non collaboranti. Ricordo che il paziente puo’ precipitare in poco tempo nel coma epatico e quindi le contromisure vanno prese con urgenza per riuscire a “risvegliarli”. Per ridurre la produzione di ammonio da parte dei batteri intestinali si potrebbe ricorrere anche agli antibiotici.
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