Ressa: Sembra quindi ininfluente sui risultati ottenuti il tipo di statina usata...
Rossi: Queste sono le conclusioni a cui giunge lo studio. Anche una meta-analisi di otto RCT arriva a suggerire che non vi sono differenze in termini di esiti clinci tra le varie statine usate [56]. D'altra parte vi è una conferma indiretta derivante dallo studio HPS, che a tutt'oggi è lo studio più importante sulle statine: il beneficio espresso in RR era lo stesso nei tre terzili di pazienti con differenti riduzioni di LDL : - riduzione di meno del 38%: RR 0.78 - riduzione del 38-47%: RR 0.79 - riduzione >= 48%: RR 0.79 Ti cito anche una meta-analisi di RCT su adulti coronaropatici che non è riuscita a dimostrare che raggiungere LDL < 100 sia preferibile che arrivare a valori tra 100 e 130 [53].
Ressa: Si. Da ricordare anche che lo studio HPS era uno studio praticamente di prevenzione secondaria. Tutto quanto abbiamo detto finora non si può estrapolare alla prevenzione primaria dove, come abbiamo visto, i benefici delle statine sono stati messi in dubbio, perlomeno nei pazienti non a rischio elevatissimo... Però dopo la pubblicazione dello studio JUPITER [65] viene da chiedersi se non sia il caso di trattare in prevenzione primaria anche soggetti con valori di LDL bassi (ma con alta PCR ultra sensibile).
Rossi: La questione è complessa ed esula dagli scopi di questo manuale. Rimando alla pillola sull’argomento: http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=4336
Rossi: Probabilmente tutto ciò vale invece per chi ha una malattia vascolare diversa dall'infarto (coronaropatia, ictus, arteriopatia periferica). Infatti nello studio HPS i benefici delle statine erano simili nei pazienti coronaropatici senza infarto, nei pazienti con ictus e in quelli con arteriopatia periferica. E' anche probabile che i benefici siano indipendenti dall'età: ancora nello studio HPS gli outcomes non era diversi per i soggetti con più o meno di 65 anni.