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Ipertensione - inquadramento diagnostico
Inserito il 14 febbraio 2006 alle 19:29:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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pag 9

Ressa:
Come si fa a considerare affidabili valori presi comprimendo un vaso arterioso ogni 15 minuti? Io ho dei dubbi, mi vengono in mente i consigli dei vecchi maestri che proibivano di misurare più di tre volte consecutive la pressione, parlavano di riflessi vasocostrittori con conseguenti valori pi alti del normale.
Sciocchezze del passato?

Rossi:
Direi di si.
Il tuo è un ragionamento di tipo logico e, se vogliamo chiamarlo così, anche fisiopatologico. Ma le evidenze sperimentali sono diverse. Oltre allo studio citato [9] te ne posso portare un altro che forse ti farà cambiare idea [12].
In questi studi hanno preso degli ipertesi sottoponendoli sia all'Holter pressorio (misurazioni ogni 15 minuti di giorno e ogni 30 minuti di notte) che alla misurazione della pressione in ambulatorio. Hanno seguito i pazienti per 4-5 anni ed hanno visto chiaramente che gli eventi cardiovascolari verificatisi erano meglio correlati con aumenti della pressione riscontrati con l'ABPM, molto meno con quelli riscontrati in ambulatorio dal medico.
Il che se ci pensi è anche logico perché la pressione che noi misuriamo nel nostro studio, pur con tutte le cautele e le regole, è comunque una misurazione "puntiforme" e può non coincidere con la vera pressione "basale" del soggetto. Con l'ABPM si hanno numerosissime misurazioni in tutti i momenti della giornata ed è quindi più probabile che i valori riscontrati siano quelli "reali". Caro Ressa, certe volte di fronte ai dati sperimentali la logica deve arrendersi. Ti cito un altro esempio: a rigor di logica e ragionando in termini fisiopatalogici negli anni passati i nostri maestri ci avrebbero bocciato all'esame di Clinica Medica se avessimo osato affermare di usare un betabloccante nello scompenso cardiaco. Poi gli studi sperimentali si sono incaricati di far "giustizia" dimostrando che i betabloccanti addirittura riducono la mortalità, tanto che oggi sono considerati (insieme agli aceinibitori) i pilastri della terapia dello scompenso.

Stucchi:
Come comportarsi con i pazienti che non hanno la fisiologica diminuzione notturna dei valori pressori?

Rossi:
I pazienti non dipper, a parità di valori pressori diurni, vanno considerati più a rischio.

Stucchi:
E con quelli che hanno una risposta di tipo fortemente ipertensivo al test da sforzo?
 
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