Rossi: Per questo attualmente si dà molta importanza alla instabilità di placca e la coronarografia non è più considerata il gold standard diagnostico. Gli ultrasuoni intravascolari sono più adatti a individuare le placche a rischio, ma ovviamente non possono essere un mezzo di screening. La TAC non riesce a identificare le placche instabili: in un paziente di 50 anni l'assenza di calcificazioni coronariche non garantisce che non avrà un evento coronarico perché potrebbero esserci delle placche instabili non calcifiche, mentre quasi tutti gli ottantenni hanno calcificazioni coronariche, ma questo non vuol dire che dobbiamo trattare aggressivamente tutti gli ottantenni. Per dirla con le parole di un editorialista che commentava uno studio sulla TC coronarica, usare le calcificazioni coronariche per determinare se un paziente è a rischio equivale a pretendere di stabilire la composizione del tuorlo partendo dalla quantità di calcio presente nel guscio. Non si può non nutrire preoccupazioni per una medicina sempre più intrusiva e potenzialmente dannosa per l'esposizione radioattiva se si usasse la TC per screenare soggetti asintomatici. Ci sono comunque studi, per quanto su casistiche limitate e che dovranno essere confermati da casistiche più ampie, che suggeriscono un possibile ruolo della TC multistrato nel paziente coronaropatico nell'identificare le stenosi critiche da avviare alla rivascolarizzazione: il valore predittivo negativo del test è del 99% (il che significa che su 100 esami negativi solo uno è un falso) e il valore predittivo positivo dell'87% (il che vuol dire che su 100 test positivi "solo 13" sono dei falsi). Ovviamente questi dati attendono ulteriori conferme.