Rossi: Lo scompenso diastolico viene considerato a prognosi più benigna ma probabilmente non è così e non vi è accordo in letteratura [4], anzi studi recenti suggeriscono che la prognosi dello scompenso diastolico non sia per nulla migliore di quella dello scompenso da disfunzione sistolica [36,37]. Neppure vi sono prove derivanti da studi clinici di quale terapia sia efficace (quasi tutti gli studi clinici sono stati effettuati in pazienti con FE < 40%).
Ressa: Che ci dici degli esami ematochimici?
Rossi: Gli esami di laboratorio non rivestono importanza per la diagnosi ma servono per valutare se vi sono patologie associate (diabete, ipercolesterolemia, anemia, ipertiroidismo, ecc.) e per il monitoraggio della terapia (elettroliti, creatinina, digoxinemia). Un aiuto per la diagnosi di scompenso cardiaco potrà forse in futuro arrivare dal dosaggio dei peptidi natriuretici, soprattutto quelli di tipo B (BNP: B-type Natriuretic Peptide). Per chi voglia approfondire alcuni aspetti sui peptidi natriuretici consiglio di consultare l'Appendice 1.