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Scompenso cardiaco
Inserito il 16 febbraio 2006 alle 19:15:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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Ressa:
Resta da parlare ancora di spironolattone e nitrati.

Rossi:
Lo spironolattone (25-50 mg/die) ha dimostrato di ridurre mortalità ed ospedalizzazioni nei pazienti con scompenso in classe III-IV [24]. L'effetto collaterale più noto è l'iperpotassiemia, dovuta spesso al concomitante uso di aceinibitori (vedi Appendice 6). Lo spironolattone dovrebbe essere usato solo se i valori della creatinina sono inferiori a 2 mg/dL e la potassiemia è inferiore a 5 mmol/L.
Infine in alcuni casi di dispnea refrattaria notturna viene proposto, a scopo sintomatico, l'uso del nitrato transdermico, da lasciare applicato alla notte.

Ressa:
Poi fare un rapido esame conclusivo della terapia?

Rossi:
In conclusione la terapia dello scompenso cardiaco si basa essenzialmente su aceinibitori (o ARB) e betabloccanti, sull'uso dei diuretici in caso di ritenzione idrica, sulla digitale se vi è FA ma anche in caso di ritmo sinusale nei pazienti non controllati dalla terapia standard; nelle classi avanzate di scompenso si associa lo spironolattone.
Uno studio dimostra però che i betabloccanti sono largamente sottoutilizzati [26].
Questo non dovrebbe stupire perché i medici sono stati quasi ossessionati per anni dal pericolo di usare i betabloccanti nei pazienti con riduzione della capacità contrattile cardiaca a causa del noto effetto inotropo negativo di questi farmaci.
Da un audit eseguito fra medici veronesi è emerso che:
1. molti medici temono di peggiorare la situazione e ritengono i betabloccanti difficili da maneggiare
2. che sono gli stessi cardiologici ad usare poco i betabloccanti
3.che i pazienti visti nella pratica sono di solito molto anziani, magari con scompenso diastolico, diversi dai pazienti arruolati nei trials, per cui c'è il timore che questa classe di farmaci possa non essere utile in questa popolazione di malati.
 
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