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Scompenso cardiaco
Inserito il 16 febbraio 2006 alle 19:15:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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APPENDICI


APPENDICE 1. I peptidi natriuretici

Lo scompenso cardiaco provoca l'attivazione di numerosi meccanismi che hanno lo scopo di mantenere adeguata sia la pressione che la perfusione tissutale (attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone con vasocostrizione e ritenzione idro-salina). A questo corrisponde una contro-regolazione con produzione da parte degli atri e dei ventricoli di peptidi che provocano vasodilatazione e aumento della diuresi e della natriuresi opponendosi al sistema renina-angiotensina-aldosterone.
Il dosaggio del BNP è stato proposto come metodo di screening per esempio nei soggetti con dispnea acuta per discriminare la dispnea di origine cardiaca. Dagli studi disponibili [5] sembra un esame utile soprattutto ad escludere lo scompenso perché ha un potere predittivo negativo molto elevato. Forse il dosaggio del BNP potrà diventare come la glicemia per il diabete ma per il momento non è disponibile nella pratica di base. Recenti studi indicano inoltre che il dosaggio del BNP potrebbe avere, nello scompensato, anche un valore prognostico [30].
Sono in corso studi che stanno valutando l'utilità diagnostica e prognostica del BNP in altre condizioni cardiologiche come la cardiopatia ischemica e la sua utilità per la stratificazione del rischio cardiovascolare.


APPENDICE 2. Differenze tra i pazienti arruolati negli RCT e i pazienti "reali"

Le maggiori differenze sono le seguenti [7]: negli RCT sono stati reclutati pazienti più giovani (di solito inferiori ai 65 anni), non ci sono studi sullo scompenso diastolico (una FE > 40% era un criterio di esclusione), negli studi sono poco rappresentati i pazienti con fibrillazione atriale e le donne, la creatinina > 2-2,5 mg/dL e la coesistenza di patologie croniche erano altri criteri di esclusione dall'arruolamento.
Questa selettività (insieme ad altri fattori noti, come la maggior compliance farmacologica notoriamente ottenuta negli studi rispetto alla pratica) spiega per esempio la diversa mortalità che si riscontra negli studi (attorno al 12-15%) rispetto a quella reale (25-30%).
 
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