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Osteoporosi post-menopausale
Inserito il 18 febbraio 2006 alle 16:21:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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Rossi:
Se i criteri per la richiesta del test variano a seconda delle linee guida, nessuno ha stabilito se e quando bisognerebbe ripetere l'esame. A mio avviso, se la BMD è normale, la densitometria ossea non andrebbe ripetuta perché solo raramente col passare degli anni la massa ossea scenderà sotto la soglia di rischio (almeno in assenza di interventi aggravanti come una terapia steroidea, un rapido calo di peso o la comparsa di una malattia che predisponga all'osteoporosi come l'ipertiroidismo, l'artrite reumatodie, ecc.). Una valutazione dei dati dello studio SOF dimostra infatti che la ripetizione della densitometria dopo 8 anni da un test basale non aumenta il potere predittivo del rischio fratturativo, almeno in donne anziane sane [43].
In caso di osteopenia può essere opzionale ripetere l'esame dopo 5-6 anni.
Nelle donne in trattamento il monitoraggio è probabilmente inutile sia perché non si dovrebbe interrompere una terapia di dimostrata efficacia sulla base di una densitometria che mostri una perdita di BMD [7], sia perché non ci sono studi che hanno valutato l'utilità di una terapia alternativa nelle non responders e quindi se per ipotesi ci troviamo di fronte ad un test che peggiora in donne in trattamento non sappiamo cosa fare. Sappiamo però per esperienza che questo si scontra spesso con le richieste delle donne che "vogliono vedere" come sta andando la terapia, soprattutto se dietro tale richiesta vi è il consiglio specialistico.

Ressa:
Ma, al di là della densitometria, c'è un modo per predire il rischio di frattura valutando la presenza dei vari fattori di rischio?

Rossi:
E' stato messo recentemente a punto sfruttando i dati provenienti dallo studio Women's Health Initiative [48]: una specie di carta del rischio di frattura dell'anca nelle donne in post-menopausa. Sono stati considerati ben 11 fattori di rischio e l'algoritmo è liberamente disponibile al seguente indirizzo: http://hipcalculator.fhcrc.org/.
Anche l’OMS ha messo a punto una sua carta del rischio fratturativo sulla quale abbiamo scritto un articolo a cui si rimanda: http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=4157.

Ressa:
E gli esami di laboratorio? E’ notorio che la diagnosi di osteoporosi primitiva non si fa con le analisi.

Rossi:
Alcuni esami di laboratorio possono essere richiesti qualora si sospetti una forma di osteoporosi secondaria. Secondo le linee guida, di fronte ad una frattura da fragilità ad una densitometria patologica andrebbe sempre esclusa una forma secondaria, che potrebbe essere passibile di trattamento e nella quale la somministrazione di calcio, per esempio, potrebbe essere controindicata (si pensi ad un iperparatitoidismo). Accertamenti utili possono essere: VES, calcemia, fosforemia, fosfatasi alcalina, elettroforesi proteica, creatininemia, emocromocitometrico, TSH ed FT4, antitransglutaminasi. In particolare in presenza di un aumento della calcemia e della fosfatasi alcalina dovranno essere escluse le metastasi ossee, il mieloma e l'iperparatiroidismo. Altri esami espressione di formazione ossea (fosfatasi alcalina osso-specifica e osteocalcina) o di riassorbimento (collegenotelopeptidi, ecc.) sono di utilità clinica limitata nella pratica corrente.
A proposito della calcemia ricordo che il calcio nel plasma esiste in forma ionizzata (circa 5-6mg%) e in forma legata all’albuminia. Se si dosa la sola calcemia totale bisogna correggere il valore trovato per l’albuminenia con la formula: CALCEMIA + (4 - ALBUMINA) X 0,8
Così se troviamo una calcemia di 10,6 (valore ai limiti superiori della norma) e una albuminemia di 3 g in realtà la calcemia “corretta” sarà di 11,4, quindi saremo di fronte ad una ipercalcemia, che andrà indagata. Nel caso opposto se la calcemia è per esempio 10,8 ma l’albumina è di 5 g la calcemia “corretta” sarà di 10, quindi perfettamente normale. L’alternativa è dosare direttamente il calcio ionizzato. Per altri particolari sull’ipercalcemia vedi il capitolo sulla colica renale.
 
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