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Il problema delle metastasi e il follow up |
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Ressa: Decisione difficile ma che dovremmo tenere in termini rigorosamente scientifici e non emozionali. Anticipare senza poter curare è assurdo e, secondo me, eticamente inaccettabile.
Grassi: Già alla fine negli anni ottanta la maggioranza degli studi retrospettivi che confrontavano l’evoluzione di metastasi diagnosticate in fase asintomatica (con uno stretto follow up) e sintomatica, sembrava dimostrare che la sopravvivenza dalla data della prima terapia (in genere la mastectomia) non cambiava. La debolezza metodologica di questi studi osservazionali costituiva, però, una forte remora: per abbandonare una pratica potenzialmente efficace nel migliorare la prognosi della malattia si chiedeva, in sostanza, che il quesito fosse risolto con studi prospettici randomizzati che fossero inattaccabili sul piano della correttezza metodologica. Un contributo per dirimere la questione è stato offerto da due trial randomizzati, entrambi italiani, pubblicati nel 1994 uno dei quali dimostrò una notevole anticipazione diagnostica e un aumento del numero di lesioni diagnosticate entro cinque anni dal follow up strumentale (rx torace e scintigrafia ossea ogni sei mesi), confermando quanto dimostrato nei trial osservazionali.
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