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La gestione del paziente terminale |
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Anticonvulsivanti Da anni è nota la loro efficacia nel dolore neuropatico; il primo ad essere utilizzato fu la Dintoina, ormai caduta in disuso. Attualmente i farmaci più utilizzati sono: • a. Gabapentin, efficace ad un dosaggio compreso generalmente tra i 900 ed i 1800 mg. • b. Acido valproico, utilizzato a fino 500 mg. 2 volte al dì nella forma a rilascio controllato. Da tenere presente il possibile danno epatico, soprattutto se associato ad alti dosaggi di paracetamolo od altri farmaci epatotossici. • c. Carbamazepina, utile anche a bassi dosaggi. monitorando la crasi ematica, spesso già compromessa dalla malattia di base. • d. Clonazepam, che a 1.5 – 6 mg. al giorno, oltre ad agire sul dolore neuropatico, è efficace anche sui crampi muscolari ed è ansiolitico. Per tutti questi farmaci conviene iniziare con un dosaggio basso per evitare effetti avversi iniziali che potrebbero spingere il paziente a rifiutare il farmaco, ed aumentare in seguito gradualmente valutando accuratamente la risposta terapeutica.
Neurolettici Vengono utilizzati per alcune azioni proprie di ogni singola molecola e per antagonizzare gli effetti avversi della morfina. Tra i più usati: a. Clorpromazina: utilissima nella terapia del singhiozzo e della nausea ad un dosaggio compreso tra 10 e 25 mg. quattro volte al giorno, è anche molto incisiva sull’angoscia terminale. Ha un uso particolare: in microclimi assieme alla tintura di laudano è molto efficace nella terapia del tenesmo delle neoplasie pelviche. b. Aloperidolo: potente deliriolitico, utilizzabile anche nelle crisi di agitazione psicomotoria, è un efficacissimo antiemetico alla dose di 0.5 – 2 mg. due o tre volte al dì.
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