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La gestione del paziente terminale |
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pag 9
Ressa: La morfina induce una riduzione della frequenza respiratoria di 3-4 atti al minuto perché riduce la sensibilità all’anidride carbonica dei centri bulbari del respiro; di solito l’effetto è irrilevante eccetto nei pazienti da te descritti o quando si fanno dei cocktail di farmaci che hanno tutti questo effetto collaterale oppure quando si fanno dei bruschi aumenti di dosaggio della morfina.. La sonnolenza e il prurito (legato alla liberazione di istamina) sono sintomi di allerta, anche se dobbiamo ricordare che all’inizio della terapia la sonnolenza è frequente, ma dopo 72 ore generalmente scompare. Se la frequenza respiratoria è superiore a 8 atti al minuto basta una sorveglianza, se scende sotto gli 8 respiri si usa il Naloxone (0.4 mg) diluita in 10 cc di fisiologica in infusione, sospendendola alla normalizzazione della respirazione per evitare che si riacutizzi il dolore; si sta provando anche a usarlo per os; l’effetto del naloxone non è sempre prevedibile.
Dalla Via Io consiglio, invece di occuparsi e preoccuparsi della stipsi: sempre presente, richiede quasi in tutti i pazienti l’uso di sennosidi. Ricordo la nausea: legata a stasi gastrica (15% dei casi) o più frequentemente da stimolo recettoriale bulbare (28% dei casi), i suoi trattamenti d’elezione sono l’Aloperidolo e la Metoclopramide. Poi c’e’ la sedazione e talora disforia: presente in circa il 20% dei casi. Se non tollerate, una volta escluse altre cause, in particolare metaboliche, conviene sostituire l’oppioide. In questi casi può essere utile il metadone, che possiede un’efficacia analgesica spiccata per una debole azione antagonista sui recettori dell’NDMA, che può spiegare una sua azione sul dolore neuropatico. Il farmaco richiede una certa esperienza nell’uso e può dare accumulo.
Ressa: Bene, passiamo ai più “facili” FANS
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