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Diabete |
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Ressa: Lo avevo premesso che è una malattia grave. E una volta posta la diagnosi di diabete?
Rossi: Beh, una volta diagnosticato il diabete il comportamento da tenere ne discende logicamente purché si tenga presente il concetto essenziale che si tratta non di un semplice aumento della glicemia ma di una patologia complessa che comporta un rischio elevato di complicazioni, soprattutto di tipo cardiovascolare. Non è più accettabile che un paziente diabetico venga seguito e trattato solo sotto l'aspetto glicemico. L'ormai storico UKPDS [7,8,9] ha chiaramente dimostrato che la terapia aggressiva dell'iperglicemia, nel diabete tipo 2, riduce le complicanze microvascolari (soprattutto la retinopatia) ma ha un'influenza marginale sulle complicanze macroangiopatiche e sulla mortalità e che il trattamento ottimale dell'ipertensione è più utile del trattamento della glicemia (per quanto i due obiettivi siano ovviamente entrambi da perseguire). Tra i farmaci antidiabetici solo la metformina negli obesi ha dimostrato di ridurre complicanze e mortalità globale, cosa che non è per sulfoniluree e insulina. Con queste premesse mi sembra facile comprendere quale debba essere il comportamento di fronte al diabetico, a partire già dalla visita medica. Con queste premesse mi sembra facile comprendere quale debba essere il comportamento di fronte al diabetico, a partire già dalla visita medica. Bisogna valutare: familiarità, fumo, abitudini dietetiche, sedentarietà, disfunzione erettile, BMI e circonferenza vita, esame apparato cardiovascolare (soffi cardiaci, aritmie, pressione arteriosa, soffi carotidei, soffi periombelicali, polsi periferici), esame dei riflessi e della sensibilità periferica, esame del piede.
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