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Diabete |
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Rossi: Non credo esistano indicazioni specifiche in questo senso. Personalmente mi baso sulla glicemia a digiuno e uso il dosaggio della glicoemoglobina solo per valutare il compenso metabolico. E' interessante però l'idea che suggerisci: si potrebbe anche stabilire, arbitrariamente, di iniziare la terapia quando i valori dell' emoglobina glicata superano, per dire, il 7%. In realtà finora si è sempre dato maggior importanza ai valori della glicemia basale ma in questi ultimi tempi hanno cominciato ad analizzare i rapporti tra glicemia a digiuno, glicemia post-prandiale e glicoemoglobina. Per esempio uno studio ha dimostrato che soggetti con glicemia a digiuno normale ma valori di emoglobina glicata compresi tra 6% e 7% avevano un glicemia post-prandiale a due ore alterata (> 140 mg/dL) [21]. Ci sono anche studi che hanno evidenziato una relazione tra valori elevati della glicoemoglobina ed aumento degli eventi cardiovascolari e della mortalità, addirittura anche in soggetti non diabetici [22,23]. Si tratta di studi osservazionali che suggeriscono che il miglioramento della glicemia post-prandiale e dell'emoglobina glicata potrebbe essere efficace nel ridurre le complicanze e/o la mortalità del diabete. Quindi non mi stupirei se in futuro le linee guida usassero questi parametri per decidere anche quando iniziare la terapia. In realtà però finora non ci sono prove forti che una loro riduzione porti ad una contemporanea riduzione della mortalità o delle complicanze della macroangiopatia. Nello studio UKPDS il controllo metabolico stretto comportava una riduzione delle complicanze microangiopatiche ma non di quelle macroangiopatiche e della mortalità. I tre tipi di trattamento usato (sulfonilurea, metformina e insulina) mostravano un controllo praticamente equivalente della glicoemoglobina ma la mortalità era ridotta solo dalla metformina, il che suggerisce (forse) che quello che conta è più il tipo di farmaco usato che il controllo metabolico. Comunque è dimostrato (o meglio accettato, perchè formalmente c’è chi mette in disucssione la qualità metodologica dello studio UKPDS) che il controllo stretto della glicemia comporta benefici sulle complicanze microangiopatiche per cui deve essere un obiettivo da perseguire. In più, recentemente sono stati pubblicati i risultati di un follow-up prolungato dell’UKPDS (10 anni dopo la fine del trial) che suggeriscono che nei diabetici di nuova insorgenza benefici cardiovascolari protratti si ottengono solo se si tratta fin da subito l’iperglicemia. Su questo specifico problema rimandiamo per un approfondimento alla relativa pillola: http://www.pillole.org/public/aspnuke/newsall.asp?id=4282.
Ressa: Dopo questa digressione semi-filosofica, torniamo ai farmaci.
Rossi: I farmaci per os storici sono le sulfoniluree e le biguanidi. In questi ultimi anni si sono aggiunti altri farmaci (acarbose, repaglinide, glitazoni).
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