Rossi: Caro Max, se devo essere sincero, non sono del tutto d'accordo con l'impostazione adottata. Pur concordando con te che si tratta di un soggetto a rischio, dobbiamo tener conto che il calcolo del rischio effettuato utilizzando gli schemi proposti dalle linee guida americane porta ad una sovrastima quando applicato nella nostra popolazione. Nel caso specifico la determinazione del rischio cardiovascolare usando le carte italiane darebbe una percentuale inferiore al 10% a dieci anni. Pur tenendo presente che il paziente ha dei fattori di rischio che le carte non considerano (l'obesità, l'alterata glicemia a digiuno, l'ipertrofia ventricolare sinistra) una aggressività farmacologica comporta il rischio di far credere al paziente che esista una pillola magica che gli risolve tutti i problemi mentre quello che dovrebbe soprattutto fare è perseverare con la dieta e il movimento. Concordo che sia necessario trattare l'ipertensione. Ho dei dubbi sull'aspirina (vedi a tal proposito quanto detto nel capitolo sul rischio cardiovascolare globale). Anche sulla prescrizione della statina sono incerto. Infatti in prevenzione primaria l'utilità delle statine è probabilmente troppo enfatizzata : gli studi hanno dimostrato una riduzione degli eventi cardiovascolari ma non della mortalità totale e degli eventi avversi totali. C'è addirittura qualcuno che sostiene che in prevenzione primaria le statine non comportano benefici sostanziali sulla salute (vedi capitolo sul rischio cardiovascolare globale). Insomma c'è qualcosa che non mi quadra. Gli stessi studi che hanno dimostrato l'utilità delle statine ad alti dosaggi sono stati effettuati in particolari popolazioni (per esempio soggetti con sindrome coronarica acuta) e non è dimostrato che quei risultati siano automaticamente trasferibili alla prevenzione primaria in soggetti a rischio minore. Comunque andiamo avanti.