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Broncopatia cronica ostruttiva |
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pag 11
Anche l'anticolinergico ipratropio può essere usato in prima battuta; ha un'efficacia sovrapponbile al salbutamolo ma una durata d'azione un po' più prolungata (circa 6 ore) per cui può essere proposto quando il salbutamolo al bisogno non riesce a controllare i sintomi. In molti casi però è necessario ricorrere ad una broncodilatazione più prolungata usando l’ossitropio (che si può somministrare due volte al giorno) o il tiotropio, un nuovo anticolinergico a lunga durata d'azione (si somministra una sola volta al giorno) oppure un beta 2 long-acting (salmeterolo o formoterolo). Secondo una recente meta-analisi [18] il tiotropio risulterebbe più efficace del placebo e dell'ipratropio nel ridurre le riacutizzazioni e i ricoveri ma non del salmeterolo.
Ressa: Aggiungerei che gli anticolinergici diminuiscono anche le secrezioni bronchiali, cosa non da poco in un bronchitico cronico.
Rossi: Come per l'asma però i farmaci a lunga durata d'azione non si devono usare per il trattamento dei sintomi acuti dove sono obbligatori i broncodilatatori a breve durata d'azione. L'associazione anticolinergico/beta 2 agonista può venire usata nei pazienti che non traggono beneficio da una singola molecola. La teofillina a rilascio controllato viene associata quando la terapia con broncodilatatori non è sufficiente. Migliora i sintomi ma può essere tossica per cui necessita di monitoraggio dei livelli ematici. Gli effetti collaterali sono soprattutto una scarsa tollerabilità gastrica e di tipo cardiovascolare.
Ressa: Vedo che gli amici pneumologici la usano ancora, a me accade sempre meno. Cosa ci dici sugli steroidi inalatori e per os?
Rossi: Il ruolo degli steroidi inalatori è incerto. Molti studi hanno dimostrato che questi farmaci non influiscono sul decorso della malattia, tuttavia possono migliorare i sintomi e ridurre la frequenza delle riacutizzazioni. Si può consigliare il loro uso nei casi moderati-gravi con riacutizzazioni frequenti e prolungate, mentre il beneficio è minore nelle forme più lievi [19]. Le più recenti linee guida ne prevedono in effetti l'uso in questo tipo di pazienti [10,11,16]. Secondo i risultati dello studio TORCH l'associazione fluticasone/salmeterolo ad alte dosi ha ridotto del 2,6% la mortalità totale a 3 anni in soggetti con forme moderate e gravi di BPCO [17]. Tuttavia il dato è stato interpretato in modo diverso perchè non sarebbe statisticamente significativo secondo una modalità di calcolo mentre lo sarebbe secondo un'altra. Insomma un po' di caos. Comunque una revisione sistematica [25] conferma che gli steroidi inalatori nelle forme moderate-severe non riducono le riacutizzazioni gravi e la mortalità, mentre riducono le riacutizzazioni moderate e migliorano il FEV1, aumentando il rischio di polmonite. Le linee guida GOLD consigliano di aggiungere gli steroidi inalatori ai broncodilatatori nei pazienti con FEV1 inferiore al 50% che vanno incontro a ricutizzazioni gravi e frequenti. Gli steroidi orali non dovrebbero essere prescritti per il trattamento routinario ma solo in caso di riacutizzazioni [12], di solito è sufficiente un breve ciclo di qualche giorno.
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