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Broncopatia cronica ostruttiva |
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Ressa Rimane da parlare delle riacutizzazioni.
Rossi: Esse vengono variamente definite: peggioramento della dispnea, aumento di volume dell'escreato oppure comparsa di escreato purulento. Spesso sono accompagnate da febbre e da un peggioramento dell'ipossiemia e della ipercapnia. E' stato dimostrato che smettere di fumare riduce le riacutizzazioni di circa un terzo. Nelle riacutizzazioni si usa porre il paziente in ossigenoterapia con un target di pO2 di 65 mmHg perché così si combatte l'ipossiemia senza aggravare l'ipercapnia (ricordo che l'ossigeno tende a produrre una ridotta sensibilità dei centri nervosi allo stimolo ipossiemico) anche se, a dire il vero, l'ossigenoterapia è stata poco studiata nelle riacutizzazioni.
Ressa: Concetto fondamentale, ignorato da molti, tanto che il medico che si azzardasse a togliere l’ossigeno in un paziente con grave bradipnea e stato stuporoso sarebbe a rischio di aggressione da parte dei parenti dei pazienti.
Rossi: Si somministrano inoltre broncodilalatori (sia beta 2 che anticolinergici) mentre rimane poco chiaro il ruolo della teofillina. L'uso degli antibiotici è giustificato se l'escreato diventa purulento o nel paziente febbrile. Si possono usare fluorchinolonici attivi sullo pneumococco (per es,. la levofloxacina), amoxicillina/clavulanico o cefalosporine anche se in realtà gli antibiotici più usati negli studi sono l'amoxicillina, il cotrimoxazolo o la doxiciclina. Tuttavia è difficile dare suggerimenti sul tipo di antibiotico da usare e sarà il quadro clinico a giustificare per esempio una cefalosporina iniettiva o un fluorchinolonico al posto di una più semplice amoxicillina protetta. La durata della terapia è varia, generalmente da 7 a 14 giorni. Gli steroidi per os vengono consigliati [12] perché migliorano i sintomi e la funzionalità respiratoria, ma la durata non è ben stabilita (di solito 5-10 giorni). Le dosi si aggirano su 25-50 mg/die di prednisone o equivalenti.
Ressa: Il paziente va tenuto a casa, vero ?
Rossi: Dipende. I criteri per decidere se trattare a domicilio od ospedalizzare non sono codificati. Direi che il medico deve basarsi sulla valutazione clinica globale, ponendo particolare attenzione allo stato di coscienza, alla compliance alla terapia offerta dai familiari, alla presenza di cianosi o di segni di importante impegno respiratorio, alla non risposta alla terapia in 24-48 ore. Bisogna sempre considerare che se le condizioni respiratorie peggiorano in un paziente con BPCO non sempre questo è dovuto ad una riacutizzazione, potrebbe anche essere una patologia intercorrente (polmonite, embolia polmonare, scompenso ventricolare sinistro, pneumotorace)
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